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di Giorgio Umberto Bozzo
Data di pubblicazione: 26 maggio 2025
Edizioni LE RADICI DELL'ORGOGLIO
«Il titolo di questo libro è ovviamente una provocazione: i bambini Arcobaleno esistono (sono sempre esistiti) e io sono stato uno di loro».
Mi chiamo Giorgio Umberto Bozzo e sono un ricercatore storico e divulgatore della storia del movimento e della popolazione LGBT+ in Italia. Il mio lavoro di ricerca è cominciato circa trent'anni fa e nell'aprile del 2021, in occasione del 50° anniversario della nascita del movimento di liberazione omosessuale nel nostro paese, ho iniziato la pubblicazione di un podcast intitolato Le Radici dell'Orgoglio in cui ho raccontato il coraggioso e accidentato cammino di emancipazione della popolazione LGBT+ italiana.
Nel maggio del 2024 ho anche pubblicato il primo volume di un saggio dedicato allo stesso argomento.
Da qualche tempo però provo una forte inquietudine.
Ci eravamo illusi che le battaglie di questi ultimi decenni avessero emancipato definitivamente la nostra società, sostituendo all'oppressione e alla violenza iniziale valori come inclusività e accettazione delle differenze. Ci accorgiamo invece che è in atto una vera e propria offensiva anti-LGBT+: gruppi reazionari e ultracattolici, con la scusa di opporsi alla cosiddetta “ideologia gender”, hanno intrapreso una aggressiva crociata tesa a mistificare la realtà, confondere l'opinione pubblica e minare i risultati e le libertà conseguite in tutti questi anni di lotta.
Ogni giorno siamo bombardati da fake news e teorie del tutto ascientifiche che a lungo ingenuamente abbiamo considerato così becere e risibili da essere affatto inoffensive. La verità è che - pur nella loro grossolanità e volgarità - questi argomenti riescono a raccogliere interesse e consenso in quella grossa parte dell'opinione pubblica sempre più preda delle frottole populiste e conservatrici.
Uno degli attacchi più subdoli e pericolosi è quello che riguarda i bambini e gli adolescenti. Anziché promuovere una onesta e necessaria educazione sessuale e affettiva nelle scuole, la destra e i fanatici religiosi vogliono sbarrarne le porte millantando la necessità di difendere i più giovani da un indottrinamento inopportuno. Con questa chiave interpretativa sono da leggersi provvedimenti come la “Risoluzione Sasso”, le ingerenze nei piani educativi e formativi, gli attentati alla libertà di ricerca e di confronto negli atenei (un caso su tutti, quello delle proteste per il corso di teorie di genere e queer tenuto dal ricercatore Federico Zappino all'Università di Sassari), la campagna di cartelloni contro il “gender e le carriere alias” nelle scuole.
Per rendere ancor più invalicabili i portoni degli istituti scolastici italiani, in un post sui social e sul suo sito, l'associzione ultracattolica e reazionaria ProVita&Famiglia è arrivata a dire che «non esistono affatto bambini gay, lesbiche e transgender» (vedi immagini nell'abstract del libro qui sotto).
Negare o invisibilizzare la loro esistenza è stupido, disumano e criminale.
Per questo abbiamo deciso di raccogliere alcune testimonianze di persone LGBT+ che hanno accettato di raccontare la loro infanzia e la loro adolescenza in contesti storici, geografici e sociali diversi tra loro. L'educazione contro i pregiudizi acquista maggiore efficacia quando dalla teoria - e dalla menzogna - si passa alla vita reale delle persone.
Abstract per “Non esistono bambini Arcobaleno”
Questo libro non era previsto, nasce quasi per caso e sono due i fatti che mi hanno portato alla decisione di interrompere la stesura del secondo volume di Le Radici dell’Orgoglio per dedicarmi alla scrittura di questa raccolta di testimonianze.
Il primo fatto è una drammatica vicenda di cronaca avvenuta a Napoli a metà gennaio 2025 che mi ha molto turbato: un padre è stato denunciato e arrestato per maltrattamenti al figlio quindicenne gay di cui non accettava l’orientamento sessuale. Negli articoli che hanno ripreso la notizia si parlava di continui pestaggi – in un caso addirittura con una chiave inglese al volto, alle gambe e al collo – e di minacce di morte via messaggi vocali. Il ragazzo è ora affidato a una comunità protetta. Il padre, dopo un paio di settimane di carcere, è stato rilasciato ed è rientrato al proprio rione accolto con tanto di fuochi d’artificio.
Il secondo fatto coincide con la lettura di un post sui social dell’associazione ultracattolica e reazionaria ProVita & Famiglia, che, in merito a un caritatevole appello rivolto da una coraggiosa religiosa americana a Donald J. Trump, scriveva:
Ieri il neoeletto Presidente Trump e il vice Vance hanno partecipato a una funzione religiosa nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Washington[1]. Durante l’omelia, la “vescova” episcopaliana Mariann Edgar Budde ha esortato Trump a “proteggere i bambini gay, lesbiche e transgender” in America. Ma in America, così come nel resto del mondo, non esistono affatto “bambini gay, lesbiche e transgender”. Esistono bambini e bambine e poi esistono adulti che appiccicano abusivamente sui minori etichette politiche per costringerli a farli entrare nei loro schemi ideologici. È da questi adulti imbevuti di ideologia LGBT che i bambini devono essere protetti e salvati. Donald Trump ha iniziato il nuovo mandato col piede giusto, ordinando al Governo di riferirsi solo a "maschi" e "femmine" negli atti amministrativi. Speriamo che anche il Governo italiano inizi finalmente a proteggere anche i nostri figli e nipoti dalle aggressioni ideologiche LGBT nelle scuole!
Mi ha molto colpito quell’affermazione così piena di sicumera: non esistono affatto bambini gay, lesbiche e transgender. La mia prima reazione è stata quella di scrivere un articolo per la pagina su Substack della Compagnia del Gender[2]. In esso affermavo:
Se non fossimo certi della malafede dell’associazione ultracattolica e reazionaria, potremmo derubricare questo intervento appellandoci alla semplice ignoranza o dabbenaggine dei ProVita, che certo non brillano per pensiero critico e aderenza alla scienza e all’oggettività. Le squallide argomentazioni contro i diritti civili delle persone LGBTQIA+, infarcite di tirate contro il “wokismo” e la fantomatica “ideologia gender”, sono una evidente - e purtroppo efficace - strategia di comunicazione politica per creare divisività e timori nella parte più fragile e meno strutturata dell’opinione pubblica a vantaggio delle forze populiste e di estrema destra che vogliono garantirsi la conservazione del diritto di governare. Cosa c’è di più efficace dello slogan: «Giù le mani dai bambini!». Poco importa a gente come Jacopo Coghe, Simone Pillon, Maria Rachele Ruiu e Toni Brandi che l’orientamento sessuale e l’identità di genere non siano scelte o vizi ad esclusivo appannaggio delle persone adulte e corrotte, ma condizioni che nella quasi totalità dei casi si manifestano naturalmente già in età infantile, con la possibilità, in assenza di un ambiente protetto e inclusivo, di determinare traumi e decisioni anche con epiloghi drammatici. Le bambine e i bambini omosessuali transgender esistono e i seguaci di ProVita & Famiglia non solo devono accettare questa evidenza fattuale e farsene una ragione, ma anche rispettare queste bambine e questi bambini, concedendo loro il diritto ad un’infanzia e ad un’adolescenza serene.
Che i bambini gay esistano ritengo di esserne, peraltro, una delle innumerevoli prove viventi: ho percepito la mia omosessualità nei primissimi anni Settanta, a 8 o 9 anni. La mia mente era costantemente pervasa da sensazioni, emozioni, titubanze, brandelli di informazioni, allusioni indecifrabili, curiosità, ma anche disagio, paura, solitudine e senso di colpa, soprattutto per quell’idea persistente di non conformità con ciò che mi circondava. Tutto intorno a me indicava a senso unico come avrei dovuto essere e io non mi sentivo in alcun modo calzante con quel modello, a quella richiesta.
Se ho riflettuto spesso su questa esperienza personale è perché in questi ultimi trent’anni di ricerca sulla storia del movimento LGBT+ nel nostro paese ho incontrato quasi 400 persone, raccogliendo le loro testimonianze di protagonisti diretti o di privilegiati osservatori. La maggior parte di queste sono ovviamente persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Ad esse ho sempre chiesto di iniziare il loro racconto non dalla circostanza specifica che volevo approfondire, ma dall’inizio della loro esperienza di vita, dall’infanzia, formulando loro domande finalizzate a conoscere e comprendere l’ambito geografico di provenienza, il milieu familiare, i primi anni di scuola, i giochi, le amicizie, per poi arrivare a quel momento lì, quello che io stesso avevo cominciato a percepire a 8 o 9 anni.
Tempi, modalità ed evoluzione cui sono soggette la coscienza e l’accettazione di se stessi sono caratteristiche del tutto individuali: ogni persona segue un proprio percorso di emancipazione e liberazione dai condizionamenti che vengono dall’esterno. È come se tu scoprissi di essere rotondo in un mondo che pretende che tutti si debba essere quadrati. Oltre tutto, alcuni quadrati, quelli più ottusamente dogmatici, sono così convinti di essere nel giusto, addirittura “secondo natura”, che vorrebbero che tu ti sottoponessi a “terapie” per essere aiutato a percepirti quadrato. Che poi la questione si complica, perché in verità non tutti si sentono quadrati o rotondi... ci sono gli ovali, i triangolari, quelli dai perimetri fluidi e mutevoli e quelli che non badano affatto alla forma che li contiene.
Esco da questa similitudine di natura geometrica e torno alle testimonianze che ho raccolto: tutte le persone che ho intervistato in questi anni mi hanno fatto dono del racconto della loro infanzia e adolescenza e queste narrazioni mi hanno decisamente arricchito. Se ne avete la possibilità fate anche voi questa esperienza: chiedete a unə amicə, a unə conoscente di raccontarvi la sua infanzia e mentre raccogliete i suoi ricordi guardate la luce nei suoi occhi, le piccole alterazioni nella voce, il rapimento gioioso nel raccontare un aneddoto, la mestizia nel rievocare un innamoramento a senso unico, l’eccitazione nel menzionare il nome di colui o colei che hanno fatto crollare l’alto recinto in cui spesso ci siamo sentiti confinati.
Posso comprendere l’insistenza di voler stravolgere la realtà da parte delle forze reazionarie e anti-gender: accettare la verità, ammettere l’esistenza dei bambini arcobaleno, minerebbe tutto l’impianto del cinico lavoro di sovvertimento e distruzione dei diritti acquisiti dalla comunità LGBTQIA+.
Per questo motivo opporsi a questa mistificazione, intrisa di baggianate come l’ideologia gender e il wokismo, è diventato un imperativo etico e politico a cui non ci si può sottrarre ed è possibile farlo con l’utilizzo dello strumento più efficace contro questa narrazione falsa perché ascientifica e – in questo caso – evidentemente ideologica. Questo strumento è la verità.
Quindici interviste a persone LGBT+: tra queste, Enzo Cucco, attivista del Fuori! e militante radicale; Roberta Parigiani, portavoce politico del MIT; Graziella Bertozzo, già segretaria nazionale di Arcigay; Mauro Leonardi, componente del duo drag Karma B; Alba Montori, storica attivista lesbica romana; Paolo Rondelli, politico e diplomatico sammarinese, già Capitano reggente di San Marino, primo capo di stato dichiaratamente omosessuale; Sara De Giovanni, responsabile del Centro di documentazione del Cassero di Bologna; Zeno Bertagna, uomo e papà arcobaleno transgender; Davide Chiappa, papà arcobaleno; Mauro Muscio, proprietario della Libreria Antigone di Milano.
[1] Il fatto è accaduto a Washington nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo della Chiesa episcopale nel corso di una funzione religiosa che si è tenuta il giorno dopo la cerimonia di insediamento del presidente.
[2] https://lacompagniadelgender.substack.com. La Compagnia del Gender è un progetto di fact-checking e debunking di cui sono uno dei fondatori
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età.
Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
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