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La Rosetta di piazza Vetra è una storia vera.
Una canzone popolare che parla della Milano dei primi del Novecento.
Uno spettacolo fatto di musica dal vivo, disegni realizzati in scena, parole in dialetto e poesia civile.
Oggi, in un tempo fragile come quello che raccontiamo sul palco, sentiamo il bisogno di ripartire dal vivo, di rimettere in scena storie che resistono all’oblio.
Vogliamo far rivivere La Rosetta portandola in tournée, in teatri, piazze, spazi che accolgano questa voce che ancora brucia.
Per farlo abbiamo bisogno del sostegno di chi ama il teatro, la memoria, le storie che parlano ancora.
🎯 Obiettivo: 3.000 €
Ogni contributo è un atto d’amore verso il teatro indipendente.
"Il 13 di agosto, in una notte scura, commisero un delitto, gli agenti di
questura. Hanno ammazzato un angelo di nome la Rosetta, era di piazza
Vetra, battea alla Colonetta."
La storia di Elvira Andressi, detta Rosetta ci arriva attraverso le parole di questa
canzone popolare, cantata negli ambienti nella mala ma anche parte di una memoria
collettiva. Tutti noi ricordiamo quel motivo e certamente anche qualche strofa.
La storia della Rosetta però sembra perdersi in un tempo troppo lontano e in un
momento storico poco rilevante rispetto a quello immediatamente successivo delle
due grandi guerre che hanno cambiato la storia di questo paese.
Una vicenda che forse risulterebbe marginale al giorno d’oggi ma citando il Corriere
della Sera in un articolo del 1980 “erano tempi quelli, in cui la morte di una prostituta
significava ancora qualcosa”. L’assassinio della Rosetta torna a far parlare di sé proprio
in quell’anno, quando Armando Forcolini, due anni dopo la morte del padre Guido,
trova in un cassetto del suo scrittoio una foto e dietro la scritta “Rosetta, mi hai dato
le notti d’amore più belle della mia vita”.
Proprio da qui parte il nostro racconto, ispirato a questo fortuito ritrovamento e alla
documentazione, anche se poca e controversa, che ci rimane di questa triste storia.
La scelta più naturale è stata quella di non attenerci in maniera fedele alla cronaca ma
di prenderci la libertà di immaginare quelle atmosfere e quei personaggi che ormai
nessuno ci può più raccontare.
La musica, eseguita dal vivo, una “non scenografia” fatta di disegni a carboncino che
prendono vita dal tratto del pittore Simone Galimberti durante lo spettacolo e l’uso
dell’inflessione dialettale suggeriscono un mondo di rumori, voci, sapori, regole non
scritte, povertà, rabbia e canzoni per allontanare la malinconia di una vita troppo
dura.
La Rosetta di piazza Vetra vuole essere un racconto delicato di quell’orgoglio
popolare, di chi condivide la miseria e la consapevolezza che, per quanto possa
diventare arrogante, vile e colpevole, il potere “non finirà mai in galera”.
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